Il generale Necchi

IN FABBRICA AI TEMPI DEL GENERALE NECCHI ⚙️? Le cose che ci rendono più orgogliosi dell’aver adottato il Generale sono due: innanzitutto voi forse non ci pensate, ma questo ammasso di ferraglia ha i suoi anni.. Circa ne avrà 60.. E mi fa pensare molto questa cosa. Perché se tenute bene queste macchine possono durare anni e anni.

Immaginate al numero di capi che può aver cucito in tutto questo tempo. Pensate a quanti prodotti cucirà ancora. Riflettere mi porta ad una domanda: se una volta facevano macchine che duravano così a lungo.. Perché ora tutto sembra avere una scadenza? Il secondo fattore che ci rende felici è che il Generale ha avuto diversi proprietari nel corso del tempo e noi facciamo parte di questa sua storia.. Probabilmente, e lo spero con tutto il cuore, ne avrà altri dopo di noi.. Perché è fatto di ferro.. A differenza dell’uomo? e se l’artigianato sopravviverà, a qualcuno questa carretta servirà sicuramente. Non mi piace pensare alle mie macchine in un cimitero di ferraglia vecchia in futuro.. Ho sempre paura che tutti quei relitti si trasformino in specie di transformers cattivi che ci puniranno per i maltrattamenti subiti..?


Tornando a El Mato.. pensate che dal cucire jeans, il generale si ritrova oggi a cucire Tamburini e cesti in cuoio (nella foto nella variante ovale) ! A volte mi domando chi usasse le nostre macchine e quanto dovrà aver cucito.. Storie di persone che non conoscerò mai.. Dovete capire che nelle fabbriche andavano e vanno ancora a ritmi elevatissimi. I jeans per esempio vengono fatti migliaia alla volta e ogni macchina da cucire ha il suo lavoro da fare. C’è chi cuce solo i passanti, chi le tasche e chi fa la cucitura interna della gamba. Chi fa l’orlo.. Come il generale.. E chi assembla. Non esiste fare un giorno una cosa e il giorno dopo un’altra. Quindi il generale viene da un lavoro abbastanza stressante.. C’è da capirlo se a volte mi risponde male. Se lo sfrutto troppo gli parte il via a dirmi che in fabbrica c’è già stato e di non rompergli troppo le palle che è anche vecchio? e bisogna ammettere che da due mesi ci sta dando anche delle soddisfazioni.. Ma parlo piano però.. non si sa mai con lui?

Lo shop online

Nel 2013 l’apertura dello shop etsy è stata un vero disastro, le vendite non arrivavano e nonostante studiassimo e tentassimo varie soluzioni o prendessimo a esempio negozi di maggior successo, sembrava proprio che una maledizione fosse piombata su di noi. Piccoli, sfigati e per di più maledetti?


Poi pian piano ho iniziato a capire e vi dico di più: spesso l’approccio con cui si inizia a costruire una cosa che non si conosce e di cui non si ha confidenza è un po’ pessimista.. E di conseguenza quando i risultati non arrivano ci sentiamo inadeguati e incapaci. Ma se ci si mette in modalità ” ce la posso fare anch’io” vedrete che i risultati arriveranno. E se crederete anche nel più misero traguardo sarete già a metà dell’opera. Chiaramente ve lo dico ora, dopo aver pianto e aver perso la brocca passandoci le nottate su quella odiosa piattaforma.. E vi dirò una cosa a riguardo… Un giorno ti sembra di avere tutte le risposte e ti senti una donna con super poteri e il giorno dopo sei la solita pirla che all’esame di ict è stata bocciata due volte.. Quindi siccome ogni aspetto del lavoro è in continuo cambiamento, il mio consiglio è continuare a cercare come migliorare, senza mai pensare di essere arrivati.

Tornando a noi, nel 2017 abbiamo avuto un boom di vendite e finalmente i risultati a cui ambivamo sono arrivati. Abbiamo praticamente vissuto solo di quello. Fino al punto di volerci trasferire in montagna isolati. Ci son giorni che mi piacerebbe essere la.. Perché la montagna ha in mano il mio cuore..Ma.. Si è rivelata la scelta giusta quella di venire a Desenzano. Il nostro lavoro è aumentato del triplo ed ha contribuito ad un grande miglioramento di El Mato.

E quindi ecco a voi www.elmato.it pronto ad essere il tramite che collegherà il nostro laboratorio alle vostre case. Senza passare da piattaforme esterne o altri canali. Etsy quindi lo terremo? Assolutamente si, ma sarà più rivolto al mercato americano ?. A voi regaliamo il nostro video di lancio e un piccolo regalo per iniziare questa nuova avventura!

El Mato Home

El Mato home è un progetto al quale io e Tommi insieme a Vania, abbiamo voluto dedicare tempo ed energie. Nasce dalla mia passione per i tessuti e dal riutilizzo di nostri materiali come cuoio, lino, cotone per proporre nuove idee di prodotti per la casa. Ho sempre amato il tessile e ho sempre avuto la passione per i materiali di qualità.

Con l’aiuto e la risolutezza di Tommi, che è la mia guida in questi momenti di creatività e di delirio, siamo riusciti a prendere anche questo spazio esattamente a fianco al già esistente negozio, dando una forte impronta El Mato ai prodotti che abbiamo scelto di creare appositamente.

Grazie a Vania, specializzata in interior design siamo riusciti a dare una linea ben definita agli arredi (in parte creati da noi) e all’allestimento.

È appena nato e quindi in sviluppo continuo. Cuscini, runner per la tavola, eleganti cesti in cuoio, svuota tasche, grembiuli, cestini per il pane e altro ancora sono le proposte El Mato 2020. Scopri i prodotti home nella categoria del menu a tendina e appassionati con noi!

La scelta della concia al vegetale

LA SCELTA DELLA CONCIA AL VEGETALE

Una persona ci ha posto una domanda molto interessante alla quale rispondiamo volentieri:
“Vi stimo troppo mi piacete molto avete realizzato il vostro sogno ma la pelle è vera ? Da due come voi mi aspetterei qualcosa di più veggie. Ci sono tante borse belle in commercio non di pelle vera ?.”

Grazie D. Per averci chiesto? ho pensato di condividere quello che ci siamo detti perché penso possa essere interessante.

Il nostro sogno è un insieme di tanti piccoli sogni e passioni che ogni giorno ci spingono a credere tantissimo nel Mato perché è la rappresentazione della nostra creatività e personalità e il tramite che ci permette di esprimerci e realizzarci a livello personale. Non lo vediamo mai come arrivo ma come un’opera sempre in divenire.

Da questo mi collego al discorso pellame. Noi siamo molto curiosi e in continua ricerca. Di solito le spiegazioni non ci bastano e dobbiamo scontrarci contro il muro per capire. La prima volta che ho usato la pelle ho pensato “che figo questo materiale fa in qualche modo parte di me”.. Poi ci siamo fatti una serie di domande perché noi non siamo vegani ma non per questo non siamo persone informate, per esempio io sono una fissata col consumo di acqua.. Oppure sto al caldo per non accendere il condizionatore. La plastica mi mette ansia e anche i pesticidi.. Controllo la provenienza di qualsiasi cosa sulle etichette perché la mia laurea in scienze alimentari mi ha sconvolta?

l’unico tipo di pellame che noi utilizziamo è quello conciato al vegetale. Perché? La pelle che usiamo è un sottoprodotto dell’industria alimentare che va smaltito per forza? avete in mente la velocità con cui una pelle di animale imputridisce? Da lì partono più vie e metodi di lavorazione e una di questa, la più nobile e antica e anche il processo più costoso e lento è la concia al vegetale che viene realizzata tramite i tannini delle piante. È il processo più naturale che esista che veniva fatto già nella preistoria. Con la rivoluzione industriale poi, tecniche di lavorazioni più veloci ed economiche hanno quasi totalmente rimpiazzato questo tipo di concia…a discapito della qualità e della sostenibilità ambientale? cosa che è avvenuta in tutto dal cibo, all’abbigliamento, alla cosmesi, alle infrastrutture?

Noi rispettiamo le scelte di ognuno, anzi siamo grandi amanti degli animali. Grazie ai miei studi so come funziona l’industria del food, ?so come funzionano certi tipi di allevamento e di coltivazione.. tutto ciò che è intensivo distrugge e non è etico. E anche se risparmiamo e ci facciamo in quattro per non consumare, il mondo sembra prendere una direzione contraria. Ecco perché siamo noi nel profondo del nostro cuore a dover scegliere la sostenibilità nelle cose, a non sovrapprodurre e sprecare, a cercare di essere informati. Abbiamo fatto questa scelta perché il pellame conciato al vegetale ha una durata incredibile nel tempo. Scegliere di produrre meno ma meglio è quello che ci interessa di più. Un materiale che deve essere riciclato e viene lavorato in modo antico e sostenibile è sicuramente una scelta che ci rispecchia. Non è detto che una borsa vegan sia fatta in modo più etico e sostenibile. E questo vale per tutto..

Se consumi dei quintali di carta igienica hai fatto fuori una foresta. Se quando fai la lavatrice metti dei quintali di detersivo, sai dove finisce? Nel mare. Se continui a comprare prodotti in contenitori di plastica, noi possiamo anche trovare tessuti fatti con la plastica trovata negli oceani per fare le nostre borse ma le tartarughe continueranno a morire. Se per fare 100 metri usi la macchina e non la bici..vi siete risposti da soli… ? Siamo sicuri che se una parte di popolazione mondiale smettesse di consumare carne senza buon senso gli allevamenti intensivi dimezzerebbero e sarebbe bellissimo. Le mucche al pascolo senza antibiotici.. I polli liberi.. I campi coltivati lasciando alla terra il tempo di riprendersi. Magari più api e piante e meno pesticidi.

Quello che amiamo di più in ogni nostra gita del lunedì è la natura. Noi ci riteniamo vegan friendly, non giudico nessun tipo di scelta alimentare, anzi se sai dosare le giuste dosi tra zuccheri, proteine e fibre per vivere una vita sana senza che il tuo corpo ne risenta, meglio così se questo contribuisce a migliorare il nostro sistema, noi cercheremo di fare lo stesso in tutto il resto e limitare il più possibile i consumi.. E I danni.  E voi cosa ne pensate?

Chi ben comincia è a metà dell’opera

IL PRIMO MERCATO

In questo periodo, un po’ di anni fa circa otto per essere più precisi, ci trovavamo alle prese col nostro primo mercatino.
Eravamo a Salò.
Partimmo la mattina, con la macchina carica di prodotti che avevamo preparato. Solo oggettini perché all’epoca le borse non erano neanche contemplate. Portatabacco , portachiavi e cose del genere nelle scatole dentro il baule.
Inoltre eravamo organizzati con una sedia, un banco per mercato che si chiudeva su stesso ereditato dai miei zii e il gazebo..
?Il gazebo! E metto un punto esclamativo. Perché il gazebo necessita di una spiegazione: il più economico, il più fragile, il più difficile da montare. Inspiegabilmente era anche il più basso. Montarlo è stato un delirio e avevamo pezzi ovunque.
?La durata del gazebo: quel giorno. Quando siamo tornati a casa era da buttare nel bidone.


?Ragazzi in quel periodo non avevamo un soldo a girarci ma in quel frangente abbiamo subito appreso la nostra prima lezione: non comprare MAI un gazebo fragile se hai intenzione di fare i mercati.
⛈Sopratutto non comprarlo col telo di ballanza ma prendilo impermeabile se vai a Salò in aprile.


Vi dico solo che a mezzogiorno eravamo io Tommi e due anatre sotto un gazebo dal quale scendeva acqua dappertutto e completamente imbarcato.
Abbiamo pagato 30 euro di partecipazione e ne abbiamo guadagnati 70. E vi dico che non è stato il peggiore.

I 40 euro guadagnati sono stati comunque riinvestiti e da lì è sempre stato così. Si può in definitiva dire che grazie a quelli ora abbiamo un’attività

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